Relazioni e politica: seconda parte. La relazione genitoriale.

Tempo fa scrissi una recensione sul libro “La sculacciata”, di Olivier Maurel.
Nelle riflessioni e nei confronti precedenti quell’articolo, mi capitò una chiacchierata con una mamma, che si disse contraria all’uso della violenza sui bambini, tranne che per una situazione: quella in cui il bambino sfida l’adulto.
“Si scrive relazioni, si legge politica”: ancora una volta.
Abbiamo spesso parlato del fatto che la relazione genitoriale è, a tutti gli effetti, una relazione. Vediamo allora quanto un modello servo-padrone possa inserirsi nel rapporto con un figlio.
sgridare-bambina.jpgSentiamo spesso addurre a pratiche educative motivazioni del tipo “Se non faccio così, si approfitta!”, “Deve capire che se dico no, è no!”, “Non può parlare così a un adulto”. In altre parole: il bambino deve capire chi è che comanda. Perché c’è uno che comanda, e uno che deve necessariamente obbedire. Può obbedire volenterosamente, ed essere un bravo bambino, o tentare di disobbedire, e comportarsi da cattivo. In ogni caso, il bambino incamera uno schema gerarchico all’interno del quale, successivamente, collocherà le sue relazioni, e che ostacolerà una concezione paritaria con gli altri; se la relazione è una questione di potere, allora è impossibile usarla per riconoscersi nell’altro. Posso usarla solo per sottomettermi, o impormi, all’altro.
bambino-urlaDall’altra parte della barricata ci sono quei genitori che, invece, sono così attenti a dare il giusto spazio ai propri figli, da non averne più uno proprio: “In casa comandano i miei figli!”, “Non mi sono asciugato i capelli, perché il bambino voleva giocare”. Apparentemente sembrano il contrario dei genitori di prima, ma il modello è lo stesso: c’è sempre qualcuno che comanda. Solo che stavolta è il bambino. Che incamera comunque uno schema gerarchico, e ci collocherà comunque le sue relazioni. E, ancora una volta, dovrà scegliere se essere servo o padrone, se sopraffare o inchinarsi.

E’ possibile uscire da questo meccanismo? Certo, e il bambino, una volta cresciuto, potrà fare scelte diverse, usando tutti i modelli e le esperienze che gli sono capitate nella vita.
Ma, ancora prima, può fare qualcosa il genitore: può abbandonare il modello gerarchico della sua relazione con il figlio, e provare a costruire una relazione in cui entrambe le parti hanno pari dignità, e in cui i bisogni di tutti vengono rispettati.Dad-and-Son-Web-Header
Difficile? Si, è sempre difficile mettersi in discussione e abbandonare uno schema che ci accompagna da tutta la vita. Ma potrebbe valerne la pena.

E voi cosa ne pensate? Pensate sia possibile costruire una relazione in cui le parti hanno pari diritti con un figlio? Lasciate un commento.

Un commento su “Relazioni e politica: seconda parte. La relazione genitoriale.”

  1. Bella riflessione. Non ho mai usato la sculacciata, ma a volte mi impongo (spero sempre con gentilezza) ed inevitabilmente esercito uno schema gerarchico. Ovviamente gli spieghiamo (noi genitori) le ragioni al bambino, ma ho impressione anche di chiedergli tanto con quelle spiegazioni, perchè a volte il bambino non sa riconoscere alcuni bisogni (il bisogno di riposare per esempio). Comunque, si, è difficile, ma se devo essere sincera è piu facile mettersi in discussione con un figlio che con il resto del mondo perchè è una relazione piena di amore in cui davvero si cerca di rispettare i bisogni di tutti, almeno nel nostro caso.

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