Nel 2015 sono arrivate all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria 441 segnalazioni, di cui la metà ha riguardato l’immagine della donna: le peggiori, a quanto pare, erano concentrate su affissioni locali.
L’Istituto pensa a un protocollo con i Comuni, e nel frattempo una decina di questi messaggi vengono bloccati.
Premesso che considero meritevole il tentativo, vorrei approfondire però la riflessione, partendo dalle motivazioni che spingono le aziende ad utilizzare una strategia marketing che strumentalizza il corpo femminile.
Credo sia evidente per tutti che l’uso di una strategia marketing sia finalizzata ad attirare l’attenzione del compratore, a invogliarlo, a rendergli facile un rispecchiamento.”Ti faccio vedere un bel seno, so che, come me, lo apprezzerai”.Una strizzatina d’occhio, una gomitata amichevole tra uomini.”Ti faccio vedere un bel sedere, so che, come me, lo vorresti anche tu”.Altra strizzatina, questa volta tra donne, a metà tra la complicità e il velato rimprovero.
Cancelliamo i messaggi colpevoli, ma ne spunteranno altri: non risolveremo il problema.
Cominciamo dunque a chiederci perché, all’atto pratico, queste immagini funzionino così tanto, sia sugli uomini, che sulle donne. Domandiamoci come mai ci viene così facile identificarci in uno sguardo laido, o in una spontanea quanto incondizionata sottomissione a certi schemi di bellezza.
Loredana Lipperini sostiene che la pubblicità non generi una narrazione, ma rispecchi uno stato di cose già esistente.
Possiamo incolpare la pubblicità, o il sistema maschilista: “ma, ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole, non c’è che guardarsi allo specchio“.
Cominciamo a chiederci come, ogni giorno, alimentiamo un sistema sessista; e, più importante, come possiamo invece dare vita e nutrire una struttura della società non discriminatoria.
Il senso di responsabilità può avere molto poco a che fare con il senso di colpa, e molto a che fare con il potere di trasformazione.
La ricerca di pari diritti e pari dignità passa solo da pratiche consapevoli: la strada è lunga, ma ognuno di noi può fare qualcosa.
E voi cosa ne pensate? Cosa state facendo nel quotidiano per trasformare la società, per eliminare gli stereotipi di genere? Lasciate un commento!