Le paure dei bambini sono quasi sempre le stesse: il buio, il temporale, i cani che abbaiano. Gli assassini e i ladri, che hanno preso il posto del mostro sotto al letto. Per alcuni, lo stracciarolo: pare siano convinti che venga a prendersi i bambini cattivi e se li porti via. Non fatemi commentare… Gli squali, i leoni, i ragni. I palloncini, meno usuale ma drammatico negli effetti. Fino ai 3 anni, gli adulti travestiti: da pagliaccio, da Babbo Natale o dalla Befana (così adesso lo sapete).
Ma ce n’è una che scommetto non conoscete, o non vi aspettereste: hanno paura dei bambini poveri, e di quelli malati. A quanto pare ci deve essere qualche pubblicità, probabilmente di Save the Children, o altra onlus, in cui sono ripresi bambini africani in condizioni disagiate. Questa pubblicità evidentemente viene trasmessa nelle stesse fasce orarie dei cartoni, e provoca il terrore di trovarsi da soli con uno di quei bambini dentro casa. E vi ricordate quella trasmissione sul bambino con la progeria? Incubi e terrore a dormire da soli. A differenza però degli squali e degli assassini, che nella fantasia del bambino terrorizzato lo aggrediscono, i bambini poveri e quelli malati non fanno niente: il terrore sta nel fatto di trovarseli davanti senza poter distogliere lo sguardo. Gli stessi bambini, quando vedono immagini in televisione, chiudono gli occhi: cercano di evitare l’emozione che li tocca nel vedere bambini che, evidentemente, stanno soffrendo. Perchè è troppo grande, troppo forte, e non c’è niente che si possa fare per alleviarla. E quindi la evitano.
Il meccanismo dell’evitamento è proprio questo: uno stimolo mi genera un’emozione che non riesco a gestire, e io imparo a evitare lo stimolo. E’ un meccanismo di difesa eccellente: ma, come tutti i meccanismi di difesa, non può sostituire l’azione. Serve solo a temporeggiare.
Finché si è bambini, il meccanismo di difesa può servire come richiesta a un adulto, che dovrebbe provvedere a rendere sicuro lo spazio ( a questo proposito, potremmo cominciare a chiederci l’appropriatezza di certe pubblicità trasmesse in fascia oraria protetta…); più si cresce, più aumenta la consapevolezza dei propri vissuti e delle proprie scelte. E, diventando consapevoli del meccanismo di evitamento, si può tentare di agire diversamente. Quando il meccanismo resta nell’inconsapevolezza, invece, l’ansia generata dal rimandare lo stimolo non fa che accumularsi, continuando ad alimentare la condotta evitante in un circolo vizioso. Di fatto, attuiamo condotte evitanti di continuo: quando non rispondiamo al telefono a un creditore, quando non controlliamo l’estratto conto della carta per non sapere quanto abbiamo speso, quando non leggiamo la mail che ha per oggetto qualcosa che ci preoccupa.
Come possiamo combattere questo comportamento istintivo, rompendo questo circolo vizioso?
Il modo migliore è quello di agire in modo da affrontare la situazione con il maggior numero di armi. E’ come con i mostri: tieni vicino il tuo peluche preferito, in mano l’orologio di papà e spegni la luce. Appena senti che il mostro si avvicina, inizia a cantare a squarciagola: quello scapperà a gambe levate.
Preparatevi un piano di rientro, e chiamatelo voi, il creditore. Fate un breve ripasso di ciò che avete acquistato questo mese, e pensate a come risparmiare il prossimo. Sentite qualcuno che ha già ricevuto la stessa mail, o che ha la stessa preoccupazione, e confrontatevi su quali strategie ha usato per risolvere il problema.
E, se proprio non c’è modo di prepararsi, se è una di quelle (per fortuna rare) situazioni in cui non possiamo avere davvero nessun controllo, chiedete aiuto a chi vi sta vicino. Fatevi tenere la mano, stringetela forte, state pronti a lanciare un urlo fortissimo: e affrontate il mostro.
E voi cosa ne pensate? Vi capita di adottare comportamenti di evitamento? Quali sono le strategie che usate per vincerli? E come aiutate i bambini a imparare ad affrontare le paure? Lasciate un commento!