Questi giorni di reclusione forzata sono duri per tutti: per chi vive solo, per chi si trova improvvisamente a condividere uno spazio con altre persone per 24 ore al giorno, per chi improvvisamente non lavora più, per chi è costretto ad andare comunque al lavoro. Non voglio stilare una classifica di chi sta peggio: non avrebbe neanche senso, in questo momento.Ma, occupandomi di bambini e adolescenti, e quindi, indirettamente, anche dei loro genitori, mi ritrovo a dare una serie di indicazioni alle famiglie dei pazienti, e ho pensato che potesse avere un senso condividerle anche con le altre famiglie.
Suggerimenti e riflessioni su ciò che può essere utile in questo momento, in cui la mancanza di struttura e di orari, la carenza di relazione tra pari, l’assenza di possibilità di movimento sta mettendo a dura prova il loro (e il nostro) benessere psicofisico.
Compiti a casa e lezioni on line

Partiamo da un presupposto: la scuola a distanza è un esperimento. Le istituzioni non erano pronte ad affrontare un’emergenza come questa, nessuno si sarebbe mai aspettato un mondo in cui i ragazzi non potessero neanche andare a scuola. Gli insegnanti sono spaesati, cercano e studiano modi per far fronte a questa nuova richiesta, attuando varie tipologie di comportamenti all’interno di uno spettro che va dall’insegnante che riflette giornate intere su come trasformare la propria didattica per riportare il senso della relazione anche nella distanza (esistono, vi assicuro, ne conosco qualcuno) a quello che scrive in un’e-mail “Questi sono i compiti, fate da soli, così siete pronti per l’Università” (esiste anche questo, ve lo giuro).
Qualunque strumento, piattaforma, metodologia gli insegnanti comincino ad adottare, non illudetevi che i ragazzi possano realmente andare avanti col programma, come se niente fosse. Non possono facendo i compiti da soli, non possono seguendo le lezioni on line. Non possono e basta. E gli insegnanti lo sanno: quelli che dicono che i ragazzi, se si sforzano e studiano tutti i giorni, possono portare avanti il programma di studi da soli, o mentono, oppure non hanno alcuna consapevolezza del loro ruolo. Perché se fosse così, se le piattaforme digitali e le videolezioni bastassero a trasmettere la conoscenza, la loro funzione nella società non avrebbe più alcun senso.

Né gli adolescenti, né tantomeno i bambini, hanno le competenze di pianificazione, la disciplina e la motivazione per mandare avanti uno studio solitario: e qualsiasi materiale inviato non potrà mai essere sufficiente a compensare la mancanza della relazione nella didattica.
Il Miur ha fatto sapere che gli insegnanti devono trovare un modo per valutare gli studenti, sottolineando come la valutazione sia un loro diritto, e non una sanzione punitiva: mi sembra evidente come il significato del voto sia invece avvertito solo in termini di premio/punizione dagli studenti, ovvero dai diretti interessati, nonché dai loro genitori.
In un mondo ideale, dove le istituzioni educative sono le prime a cogliere l’occasione di riflessione e trasformazione di questa emergenza, questo sarebbe un ottimo momento per fermare i programmi, dare respiro allo studio, staccandolo dal saper fare, esplorare approfondimenti, domande, creare una relazione d’insegnamento diversa; in un mondo ideale, le istituzioni educative non impiegherebbero le loro risorse per mandare avanti una didattica “come se” non ci fosse un’emergenza. Perché l’emergenza c’è, è inutile far finta di niente. Ma non ci si riesce ancora a staccare dall’idea di efficienza aziendale, per cui la corsa al voto, alla media, al superamento dell’esame continua a essere il perno della didattica.

Tutto questo discorso non deve indurci a non stimolare i ragazzi allo studio, al contrario: le lezioni, i compiti da fare, le interazioni con gli insegnanti, li aiuta a non lasciarsi andare. Cercate però di tenere presente le difficoltà, e rivedete le priorità: voti, programma, vanno ora necessariamente in secondo piano rispetto al fatto che dovete arrivare alla fine di questa emergenza nel migliore stato psicofisico possibile.
Leggi la Parte III…