Basta Compiti! Recensione di un libro e racconto di un incontro.

bambino-autonomoHo un paziente che fa la prima media, e ha difficoltà relazionali con i genitori, con scoppi di rabbia e di violenza e scarsa tolleranza alle frustrazioni. E’ sempre stato un po’ lento nei compiti, e da quando è entrato alla scuola media,  la situazione si è fatta drammaticamente seria. Una volta mi ha letto i compiti assegnati per il giorno dopo: pagine di esercizi di grammatica, di problemi di aritmetica, di storia e di arte da studiare. In altre parole, compiti da quando arriva a casa fino a sera,  poi cena, e altri compiti. Il più delle volte è talmente stanco che non riesce a finirli: quindi sveglia alle 5,00 per finire i compiti prima di andare a scuola. Dove sarà criticato se non ha finito i compiti, segnato con un voto o una nota che andranno a definire il suo senso di se’. Immaginate le liti a casa, la frustrazione per la mancanza di riposo, di relax, di momenti di serenità. Immaginate tutto questo in un bambino che ha difficoltà a gestire le frustrazioni. Quali saranno le conseguenze? Quali le possibilità di azione? E’ chiaro che non sono i compiti a causare le sue difficoltà: ma è altrettanto chiaro che con una situazione del genere le possibilità di trasformazione sono minime: a scuola comunque ci deve andare. I compiti comunque li deve fare. Si può chiedere un BES per diminuire i compiti?

Ho un’altra paziente alla scuola primaria, con una sintomatologia ansiosa che si scatena unicamente a scuola. E’ una bambina che prende voti alti, ha sempre un comportamento adeguato. Molto intelligente, molto curiosa. La domenica pomeriggio è il momento peggiore della settimana: il suo umore scende, la sua irritabilità sale. Il famoso Sunday Blues,  di cui abbiamo già parlato (clicca qui per leggere l’articolo). Aggiungiamo un particolare a questo Sunday Blues: la bambina fa il tempo pieno. Fa quindi i compiti a scuola per tutta la settimana, ma nel week end deve fare i compiti a casa assegnati per il lunedì. Con vari episodi di frustrazione e litigi con la mamma, che la segue. Negli unici due giorni in cui possono stare tutti insieme, magari organizzare una gita, o dedicarsi a quelle piccole faccende domestiche che creano la condivisione in famiglia.

girl-1345800_1280E’ da un po’ che mi girava in testa quest’idea: ma i compiti sono così necessari? Quelli a casa tutti i pomeriggi, quelli per il week-end e le vacanze di Natale, quelli per la pausa estiva. E’ davvero necessario questo bagaglio di impegno quotidiano o settimanale nella vita di bambini e ragazzi? E’ possibile pensare la scuola senza i compiti a casa?
Poi ho incontrato il libro di Maurizio Parodi, a una presentazione organizzata a S.Cu.P., durante la quale mi hanno chiesto di intervenire.
Il libro è davvero illuminante, e non solo rispetto al tema centrale. La presentazione lo è stata ancora di più. Oltre all’autore sono intervenuti i Genitori Democratici e alcuni insegnanti.

Perché dire basta ai compiti:

Le repliche più frequenti alla proposta di abolire i compiti sono:

La mancanza di esercizio fa scordare le procedure (soprattutto per quanto riguarda la matematica). Ed è vero che io non saprei più eseguire uno studio di funzione, visto che l’ultimo che ho fatto risale alla maturità scientifica. E’ anche vero che i bambini si esercitano in classe quotidianamente, svolgendo le operazioni all’interno dei problemi salti in classe, dove un insegnante può aiutarli nel momento in cui sono in difficoltà, usando strategie didattiche adatte e funzionali, al contrario di quanto possa fare un genitore a casa.

Senza i compiti a casa non si riuscirebbe a finire il programma didattico. In realtà le indicazioni ministeriali rispetto al programma sono diverse dai programmi adottati a scuola. Il programma didattico che gli insegnanti seguono è dettato dal libro di testo che essi stessi scelgono all’inizio dell’anno. E’ quindi possibile seguire un programma più attento ai tempi dei bambini: anzi, è addirittura suggerito dal Ministero.

Se i bambini non imparano alle elementari a studiare a casa e a organizzare il proprio studio e il proprio tempo, alle medie poi si troveranno impreparati ad affrontare il carico di compiti. E se togliessimo i compiti anche alle medie? Si troverebbero impreparati alle superiori. E se gli togliessimo anche alle superiori? Si troverebbero impreparati all’Università.
Adesso guardiamoci in faccia e diciamoci che nessuno di noi era preparato all’autonomia di studio dell’Università: anche se abbiamo sempre fatto i compiti a casa, dalla prima elementare all’ultimo anno delle superiori, nessuno di noi è stato in grado, al primo anno, di organizzarsi serenamente per portare avanti il programma d’esame. Sapete chi erano gli studenti avvantaggiati? Quelli che erano abituati a divorare libri fin dall’infanzia.

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E se usassimo il tempo pomeridiano dei bambini per esperienze che arricchiscono la loro intelligenza, come per esempio proprio la lettura, ma anche il gioco tra pari, le ricerche in cooperazione, l’organizzazione autonoma del proprio spazio? Non sarebbero equipaggiati meglio per il loro futuro, accademico e lavorativo?
Sia che i bambini abbiano difficoltà a scuola, sia che non ne abbiano, i compiti risultano comunque un carico di lavoro notevole: se non è assolutamente necessario, non eliminarli risulta una cattiveria.

Aggiungiamo inoltre l’elemento della fatica mentale: 5 ore a scuola, più due ore a fare i compiti, più magari un’ora extrascolastica di musica o di inglese. Dopo 8 ore di lavoro i bambini devono essere talmente stanchi da non cercare più stimoli interessanti, ma rivolgersi unicamente a programmi televisivi o videogiochi in cui puoi limitarti a non pensare: e allora ecco spiegate le ore passate davanti ai pokemon. E come biasimarli? Io stessa, nelle giornate più piene di lavoro, quando torno a casa con la testa piena di informazioni, storie, riunioni, testi da scrivere, non mi vergogno a dire che l’unica cosa che cerco non è un bel libro, né il dialogo con mio marito, ma solo Grey’s Anatomy (beh, forse un po’ mi vergogno, ma lo dico lo stesso…). Parliamo tanto di come questa società ci alieni, e poi lasciamo che la stessa alienazione raggiunga i cuccioli della specie. Pensate invece a quante possibilità di arricchimento, di serenità, di creatività offrirebbero questi pomeriggi liberi: quali possibilità di crescita e di autonomia promuoverebbero.

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Quali possibilità di cambiamento

Un genitore, alla presentazione, sosteneva che, se si fossero cambiate le regole scolastiche, e si fosse preteso che gli insegnanti seguissero le norme ministeriali, invece che i programmi dei libri, allora si sarebbero potuti eliminare i compiti. Io dico che, se intanto eliminiamo i compiti, poi la didattica cambierà di conseguenza. E, se non cambierà, almeno avremo eliminato i compiti…

Cosa possiamo fare realisticamente fare? Maurizio Parodi ha avvisato l’insegnante del figlio che lui non farà più i compiti a casa: posizione coraggiosa, ma pericolosa. Intanto però possiamo alimentare il dibattito, e proporre una messa in discussione seria (il dibattito si sta ulteriormente sviluppando sul gruppo fb https://www.facebook.com/groups/643743305723538/?ref=ts&fref=ts), possiamo firmare la campagna su change.org, per arrivare, magari, a una trasformazione legislativa. Sapevate che in Francia dare i compiti a casa è già illegale?

E voi cosa ne pensate? Credete che i compiti siano indispensabili in una buona didattica? Sareste disposti a cancellarli dalle pratiche di insegnamento? Lasciate il vostro commento.

Ps. Astenersi perditempo o commenti del genere “si è sempre fatto così”.

 

Per approfondire:

http://www.bastacompiti.it/

http://www.giornalettismo.com/archives/232468/una-scuola-senza-compiti-e-possibile/

Un commento su “Basta Compiti! Recensione di un libro e racconto di un incontro.”

  1. Sono sia genitore che insegnante e conosco bene i meccanismi che si innescano quando i figli devono fare i compiti. Ritengo che la proposta “Basta compiti” vada però inserita all’interno di una proposta più ampia che operi per cambiare una concezione di scuola ormai arcaica e inadeguata. Tutte le scuole dovrebbero essere a tempo pieno per essere molto più formative. In questo caso si potrebbero offrire ai ragazzi e ai bambini molte più esperienze di conoscenza e di scoperta dirette, inoltre si potrebbe fare molto più sport, attualmente troppo trascurato dalla scuola italiana, e ci sarebbe un grande spazio anche per la socializzazione.
    Chiedo venia, ma vorrei anche fare un piccolo appunto a quanto compare nell’articolo: nella scuola a tempo pieno non si fanno i compiti a scuola, si fa ugualmente lezione sia la mattina che il pomeriggio. I compiti, se vogliamo dirla tutta, non dovrebbero nemmeno esistere perché è un tipo di scuola strutturata secondo principi pedagogici che guardano alla scuola attiva e a tutte quelle ‘rivoluzioni’ pedagogiche che gran parte di noi insegnanti sogniamo di realizzare.
    Avrei ancora molto da aggiungere ma non voglio abusare della pazienza di chi mi leggerà.

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