di Laura Pizzari
Il Tutoring costituisce l’evoluzione del classico “aiuto-compiti” che viene generalmente offerto da uno studente o ex studente molto preparato nelle materie richieste. Il cosiddetto “ragazzo delle ripetizioni” sostiene il bambino in alcune materie specifiche attraverso un approccio informale, volto a colmare la presenza di lacune persistenti o transitorie sul piano didattico.
Il Tutor dell’apprendimento è invece un esperto nell’ambito didattico-pedagogico che, oltre a possedere capacità relazionali, organizzative e metodologiche, deve padroneggiare, avendole acquisite mediante apposita formazione, le competenze e le conoscenze sui meccanismi dell’apprendimento e sulle caratteristiche specifiche relative ai DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) ed altri BES (Bisogni Educativi Speciali).
Egli supporta lo studente con DSA o altro BES nell’attività pomeridiana di studio, ponendosi nei suoi confronti come un facilitatore dell’apprendimento e dedicando una particolare attenzione ai tempi di lavoro, all’organizzazione, agli spazi, ai metodi, alle strategie e guidandolo verso l’utilizzo degli strumenti compensativi e dispensativi (misure e strumenti, cartacei e tecnologici, che aiutano l’alunno a ridurre gli effetti delle sue difficoltà scolastiche, predisponendo una modalità di apprendimento più adatta alle sue caratteristiche, senza tuttavia facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo).
Il Tutor utilizza un approccio professionale mirato, volto a condurre lo studente verso un aumento dell’autonomia di lavoro; entra inoltre in relazione non soltanto con l’allievo ma anche con i genitori e con gli insegnanti. Egli deve condividere l’obiettivo di lavoro con il clinico e con i docenti e può proporre modifiche ai contenuti del PDP (Piano Didattico Personalizzato, commisurato alle potenzialità dell’alunno) redatto dalla Scuola, più spesso con il contributo di esperti, in accordo con la famiglia.
Il Servizio di Tutoring, dunque, costituisce un valido supporto pratico sia per lo studente con DSA o altro BES che per le figure genitoriali, le quali possono così avvalersi di un sostegno professionale nella “gestione” del percorso scolastico del proprio figlio e nel monitoraggio del suo andamento sul piano didattico.
Le conseguenze pratiche dei DSA o BES non devono tuttavia “distogliere l’attenzione” dalle conseguenze emotive, relazionali e familiari. Tali disturbi, infatti, se non diagnosticati precocemente e non adeguatamente trattati, possono comportare insuccesso nelle carriere scolastiche degli individui, compromettendone lo sviluppo e l’adattamento sociale e provocando un disagio psicologico che può esprimersi con abbassamento dell’autostima e del tono dell’umore. E’ possibile anche il manifestarsi di difficoltà attentive, percettive e di autoregolazione del comportamento.
Le ripercussioni di tali esiti dello sviluppo sul piano famigliare non sono trascurabili: la problematica e talvolta “fallimentare” gestione degli effetti emotivi e relazionali, oltre che pratici, del disturbo del figlio è in grado di rafforzare la percezione di impotenza dei genitori in quanto tali e di incrementare la loro sofferenza interna.
In presenza di una diagnosi di DSA o BES, al fine di fornire un adeguato supporto all’alunno e alle figure genitoriali, è dunque auspicabile e necessario l’intervento integrato del Tutor e dello Psicologo esperto in processi di apprendimento, i quali possono operare in sinergia: l’uno prendendosi cura degli aspetti prevalentemente pratici del disturbo (quelli inerenti il piano didattico e i rapporti con il contesto scolastico), l’altro “curando” invece la sfera cognitiva dello studente (predisponendo, per esempio, dei percorsi di potenziamento delle funzioni mentali) ed emotiva e relazionale dell’allievo e della famiglia.