Quali sono le difficoltà più comuni incontrate dalle mamme? Come mai c’è ancora tanta disinformazione sul tema allattamento? Quali sono le iniziative governative e istituzionali per la tutela del latte materno? Ce ne parla Daria Oliva, Consulente per l’Allattamento della Leche Legue.
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Da quanto tempo ti occupi di consulenze per l’allattamento?
Sono entrata nella Leche Legue 4 anni fa, e da allora mi occupo di supporto alle mamme che vogliono allattare. Prima ho allattato i miei figli, elemento importante per la formazione di chi vuole diventare consulente. Le consulenti della Leche Legue sono tutte mamme che hanno allattato per almeno 9 mesi, in maniera esclusiva fino a 6 (come da indicazioni dell’OMS).
L’OMS, l’UNICEF, la comunità scientifica, organizzazioni politiche e sanitarie si stanno battendo molto per far riconoscere il valore del latte materno per tutta la prima infanzia. Quali sono le iniziative istituzionali italiane a difesa del latte materno?
Il Ministero della Salute ha creato un comitato nazionale sull’allattamento, con un tavolo tecnico (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3894&area=nutrizione&menu=allattamento) a cui partecipa anche la Leche Legue.
Di solito viene organizzata in media una campagna l’anno.
Negli ospedali e nelle Asl è possibile trovare materiale sull’allattamento e sulla Leche Legue; un’ottima fonte di informazione sono sicuramente le ostetriche, che sono molto preparate sull’allattamento.
Ci sono inoltre molte associazioni no profit che portano avanti campagne di sensibilizzazione.
Eppure, nonostante tutto questo movimento, sembra che la disinformazione sull’argomento sia ancora alta… qual è la tua opinione personale?
La mia idea è che ci siano sicuramente degli interessi commerciali. Non tutti sanno che esiste un codice internazionale che regola la commercializzazione dei sostituti del latte materno, nato da una convenzione internazionale, che prevede delle sanzioni per le pubblicità dei sostituti destinati ai bambini al di sotto di un anno.
Inoltre il boom dell’allattamento artificiale è scoppiato intorno agli anni ’50-’70, con grandi campagne di informazione che ne sottolineavano i vantaggi rispetto al latte materno. Le associazioni e le istituzioni che si occupano della divulgazione dei vantaggi del latte materno sono ancora poche e recenti: ci vuole tempo per innescare un’inversione di tendenza.
Parliamo un po’ delle difficoltà che le mamme incontrano nell’allattamento: prima di avvicinarmi a quest’ambito, l’impressione che avevo, creata da esperienze di amiche e conoscenti, era che circa la metà delle donne non avessero latte. Invece mi sembra di capire che non sia così…
A livello fisiologico, ogni donna può allattare. Ci sono casi rarissimi di malattie che impediscono la formazione del latte, ma il 99% delle donne può allattare. Il problema grande è che non tutti sanno come si produce il latte materno. Non basta aver semplicemente partorito, c’è bisogno di una stimolazione del seno. Quanto più il bambino si attacca, quanto più la mamma produce il latte. Questo è l’elemento base per un buon avviamento all’allattamento. Se per qualche motivo non è possibile attaccare il bambino (perché è ricoverato, per esempio) si può ricorrere a un tiralatte.
La mamma convinta di non avere latte non dice una bugia: non attaccando il bambino, la produzione del latte non viene stimolata.
E come si può risolvere questo problema?
Dipende molto dal momento in cui la mamma richiede il supporto: nei primi giorni può succedere che il bambino non si attacchi perché è sonnolento, o perché no ha trovato la posizione giusta. Più l’intervento è precoce, più è facile trovare una soluzione: nelle prime settimane è piuttosto facile intervenire, trovare una posizione e far partire l’allattamento. Più avanti si va, più sarà difficile allattarlo esclusivamente, quindi sarà necessario integrare con una formula per poi gradualmente sottrarla e tornare all’allattamento materno esclusivo. Ci sono mamme che inizialmente non riuscivano ad allattare, e che sono riuscite a riprendere l’allattamento esclusivo anche dopo mesi.
Sapendo che i corpo della mamma produce latte in base a quanto richiede il bambino, diventa importante non mettere dei limiti orari o di quantità alle poppate: l’allattamento a richiesta incide sulla produzione del latte. In questo l’intervento del pediatra è determinante, perché spesso è l’unico interlocutore delle mamme: fornire regole di orario o controllare la quantità attraverso la doppia pesata, non consente di assecondare il ritmo del bambino, e può influire sulla partenza dell’allattamento.
In cosa consiste la consulenza per l’allattamento?
La Leche Legue è un’associazione di volontariato, che offre servizi gratuiti.
L’attività principale di una consulente è l’organizzazione di incontri tra mamme che allattano o che vogliono allattare, di solito a cadenza mensile. Sono aperti alle mamme in attesa, ai papà, alle nonne, a tutte le persone che sono poi coinvolte nel percorso di allattamento.
Durante gli incontri avviene uno scambio di esperienze; la consulente, in questi casi, presenta l’incontro e le partecipanti, e poi per lo più modera il dibattito.
Alla base della filosofia della Leche Legue c’è l’idea di utilizzare lo scambio delle esperienze tra le mamme per costruire un confronto sulle problematiche incontrate nell’avvio e nella gestione dell’allattamento, e sulle possibili soluzioni. Gli incontri hanno da un lato una funzione preparatoria, dall’altro una funzione di condivisione.
Sembra un ottimo modo per prevenire il problema; ma in caso di difficoltà “d’emergenza”? Le mamme possono contattarvi per chiedere aiuto perché non riescono ad allattare?
Certo, c’è un numero di telefono nazionale per le emergenze (199 432326) al quale rispondiamo a turno. Ognuna di noi può inoltre inserire sul sito l’e-mail o il numero personali ai quali essere contattate.
Noi non forniamo consulenze di tipo medico: per le problematiche mediche di solito indirizziamo le mamme al pediatra o alle consulenti professionali, le IBCLC.
Ci sono anche mamme che ci chiamano per avere una consulenza su come smettere di allattare; noi forniamo indicazioni anche su questo.
Spesso siamo viste come estremiste che vogliono costringere le mamme ad allattare a tutti i costi: noi rispettiamo le mamme che ci contattano e offriamo il supporto che richiedono.
A volte veniamo contattate anche da mamme che hanno perso il bambino e hanno il seno ingorgato.
Come si diventa Consulenti per l’allattamento? Come si svolge la formazione?
La mamma che ha allattato i suoi bambini, che condivide la filosofia dell’associazione, che ha partecipato per un po’ di tempo agli incontri, può iniziare il percorso di formazione, che parte dalla lettura delle pubblicazioni scientifiche della Leche Legue, che poi proseguirà per l’intero percorso con l’obbligo di aggiornamento scientifico; poi può iniziare il percorso di tirocinio, con esercizi teorici e simulazioni pratiche, affiancata da una consulente più esperta.
La preparazione di una consulente della Leche Legue si snoda principalmente sull’ascolto attivo.
Spesso infatti le mamme che ci chiamano, o che partecipano agli incontri, hanno bisogno di essere ascoltate più che di ricevere consigli; magari sono convinte di non avere latte, o attraversano un periodo difficile, hanno paura, sono circondate da familiari che le scoraggiano, oppure semplicemente non hanno mai visto allattare un bambino. Spesso vivono momenti di angoscia. Non hanno bisogno di spiegazioni, ma di essere aiutate a tirare fuori la propria competenza: l’obiettivo della consulente della Leche Legue è proprio quello di favorire l’empowerment della mamma.
Quindi l’intervento si snoda principalmente sull’aumento delle risorse della mamma…
La cosa più importante per una mamma è non avere interferenze esterne nella costruzione del suo rapporto con il bambino.
Quello che è importante per noi è non dare mail la soluzione o il consiglio, ma fornire la fonte alla quale la mamma si può documentare e decidere autonomamente. Molte delle pubblicazioni si trovano sul sito della Leche Legue, altre vengono fornite su richiesta.
L’obiettivo è sempre far sentire la mamma capace di prendere le sue decisioni, farle capire che non dipende da una consulente, da un’ostetrica o da un pediatra. Quello che cerca di fare la Leche Legue è fornire gli strumenti perché una mamma possa andare con le sue gambe.
Per questo documentarsi prima è importante, attraverso la lettura nei mesi precedenti alla nascita, la partecipazione agli incontri delle associazioni: scegliere una struttura per il parto che garantisca la possibilità del rooming in, fa parte di tutto il percorso che una mamma fa prima di partorire.
E’ un modo permette di avere una consapevolezza maggiore del problema.
La consapevolezza, quindi, come base per una buona genitorialità…
E’ sicuramente un buon inizio!
Per saperne di più…
grazie, un bellissimo articolo!