Vademecum per la quarantena – Finale

Questi giorni di reclusione forzata sono duri per tutti: per chi vive solo, per chi si trova improvvisamente a condividere uno spazio con altre persone per 24 ore al giorno, per chi improvvisamente non lavora più, per chi è costretto ad andare comunque al lavoro. Non voglio stilare una classifica di chi sta peggio: non avrebbe neanche senso, in questo momento.Ma, occupandomi di bambini e adolescenti, e quindi, indirettamente, anche dei loro genitori, mi ritrovo a dare una serie di indicazioni alle famiglie dei pazienti, e ho pensato che potesse avere un senso condividerle anche con le altre famiglie.
Suggerimenti e riflessioni su ciò che può essere utile in questo momento, in cui la mancanza di struttura e di orari, la carenza di relazione tra pari, l’assenza di possibilità di movimento sta mettendo a dura prova il loro (e il nostro) benessere psicofisico.

E, infine, voi

Essere genitori è sempre difficile: in una situazione di emergenza che nessuno di noi ha mai attraversato, senza le strutture intorno, lo rende difficilissimo. 

Il consiglio è: non pensate di fare tutto. Non potete essere contemporaneamente contenitori, insegnanti, figure di accudimento, confidenti, stimolo per il cambiamento, amici, riferimento morale e contemporaneamente lavorare da casa, fare la spesa, affrontare le vostre relazioni e le vostre paure, sopportare la reclusione. 

E non c’è bisogno di spiegare perché siete obbligati a lavorare: non li aiuta sapere che altrimenti non avreste i soldi per i giocattoli, né che in condizioni come questa rischiate di perderlo, il lavoro. Si lamentano perché la situazione è brutta: ma il loro lamento non deve diventare la vostra colpa. Una cosa che può aiutare la gestione familiare è la scansione degli orari: stabilire un orario in cui si è al lavoro e un orario in cui si è a casa, in modo che loro possano avere una rappresentazione chiara del tempo che possono passare con voi, in cui possono contare su di voi. Chiedete aiuto laddove potete, lasciate andare ciò che non riuscite a fare. Semplicemente, non potete fare tutto. E questo è assolutamente legittimo, anche se i vostri figli si lamentano perché non li state aiutando a studiare o non state giocando con loro. Quindi, cercate d non ascoltare i senso di colpa, e concentratevi su ciò che potete fare.

Potete essere un modello di comportamento, facendo vedere che nonostante le difficoltà non vi lasciate andare: e potete continuare a offrire un esempio di adultità, che per loro è fondamentale per avere un riferimento su cui orientarsi. Per tutto il resto, respirate.


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