Vademecum per la quarantena – Parte V

Adolescenti sempre in casa

Già vivere in casa con un adolescente è difficile, figuriamoci ora che non esce più, non va a scuola, ha il muso e scatta per un nonnulla. Vederli ciondolare per casa o dimorare sul divano davanti alla tv o con lo sguardo sullo smartphone fa saltare i nervi alla maggior parte dei genitori. Quello che vi chiedo è di fare un piccolo sforzo e di ricordarvi com’è avere quell’età: e ora immaginate come sarebbe stato per voi, a quell’età, questa situazione. Vivere questa compressione fisica a un’età in cui il corpo è una continua esplosione; essere confinati a casa quando la loro stabilità identitaria si fonda sull’incontro con i pari, con il gruppo; evitare ogni tipo di contatto fisico quando il loro modo di conoscere l’altro passa attraverso il corpo. Un inferno. Sono abbastanza grandi da rendersi conto della gravità della faccenda, e per subire l’effetto di una temporalità senza limiti. Sono anche i più coraggiosi nell’ammettere che no, la videochiamata non è la stessa cosa che vedersi: neanche la seduta on line è la stessa. Non so se parlano con voi come parlano con me, ma quando piangono perché l’unica cosa che vorrebbero è un abbraccio dal fidanzato o una partita a pallone, a me si stringe il cuore. Inoltre sono sottoposti alla fatica delle lezioni on line e dei compiti in solitaria, sotto la spada di Damocle del rimanere indietro, sempre con l’impressione di non essere abbastanza forti, abbastanza autodisciplinati, abbastanza intelligenti per andare avanti.
Per quanto mi riguarda, hanno tutta la mia comprensione e tutto il mio appoggio.

Cosa possiamo fare per aiutarli? Purtroppo poco. 
Sicuramente hanno bisogno del loro spazio, sia fisico che mentale: la loro stanza, come dicevo, è sacra. Lasciate che siano loro a decidere come gestirle, come (e se) pulirla. Se la dividono con fratelli e sorelle, lasciate a loro anche la gestione di eventuali conflitti.

A prescindere dalla quantità di compiti, fate in modo che abbiano un tempo solo per stare virtualmente con gli amici, tramite chat, videochiamate, giochi, ecc.

Cercate di ridurre le occasioni di conflitto: l’ho già scritto in altre parti di questo vademecum, ma soprattutto per quanto riguarda la convivenza con loro, stabilite delle priorità. E’ assolutamente indispensabile che tutti collaborino alla pulizia degli ambienti comuni, che si mantengano gli orari di pranzo e cena, che si stabiliscano dei turni per una distribuzione equa dei compiti; non è invece necessario sorridere, o cogliere l’occasione che questa quarantena ci presenta per fare cose che non abbiamo mai fatto. Cercate di empatizzare con il loro vissuto, non ironizzate sulla loro tristezza, non cercate sempre di sdrammatizzare.

Ci sono alcuni segnali che preoccupano molti di voi: le serrande perennemente abbassate in camera da letto, il rifiuto ad uscire anche solo per andare a prendere le pizze o a buttare l’immondizia, il limitare della propria esistenza alla sola camera da letto. E’ comprensibile che siate preoccupati, sono per lo più segnali di tristezza prolungata. Ma non cadete nell’errore di impedire i segnali pensando che così scomparirà anche la tristezza. Provate invece a chiedere: come mai tieni sempre le serrande abbassate? Come mai non ti va più di uscire? Senza tentare di insegnare alcunché, con la sola disposizione all’ascolto. Esistono dei servizi di ascolto gratuiti per adolescenti: tramite videochiamate, tramite lettera, a cura di psicologi, psicoterapeuti, educatori o semplici volontari della stessa fascia di età. Cercateli e provate a proporli, senza insistere. 

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